La poderosa rocca a pianta pentagonale rappresenta uno degli esempi più notevoli dell' architettura militare a cavallo dei secoli XV-XVI. Secondo i propositi di Papa Alessandro VI, che ne affidò il progetto ad Antonio da Sangallo il Vecchio, la costruzione doveva munire Civita Castellana nel lato più aperto ed accessibile e costruire nel contempo una base strategica nel sistema difensivo dello Stato Pontificio. Sull' impianto di un preesistente castello medievale, il Sangallo innalzò una fortezza adeguandone la struttura alle innovazioni della tecnica militare.Questa era stata rivoluzionata dall' impiego di nuove armi, sopratutto delle artiglierie, che avevano rivelato una micidiale potenza di fuoco. 
Per ridurre gli effetti distruttivi,  l'architetto elaborò soluzioni di contromisura come " l' alternarsi di cortine e bastioni secondo un tracciato poligonale o a linee spezzate, costituito da grossi muri a scarpa e da terrapieni; mentre secondo un avveduto sistema di tiri incrociati si dislocavano le postazioni delle artiglierie, delle casematte, dei cunicoli di contromira " (F.Sanguinetti). La fabbrica iniziata tra il 1494 e il 1497, dovette procedere piuttosto speditamente, anche perchè Sangallo era coadiuvato da una équipe di provetti mastri costruttori tra i quali Cola di Caprarola, Perino da Caravaggio, Jacopo Scotto. Nel 1501 doveva essere in buona parte compiuto anche il cortile maggiore con duplice ordine di loggiati, sui quali si aprono gli appartamenti papali. Successivamente Papa Giulio II della Rovere fece aggiungere da Antonio da Sangallo il Giovane il mastio ottagonale, fece costruire al centro del cortile maggiore il puteale di marmo e adornare il portale di accesso di grosse bugne di pietra grezza. La rocca doveva essere abbellita da affreschi, di cui si conservano in discreto stato soltanto quelli che occupano le volte e le lunette del piano inferiore del cortile, databili tra il 1501 e il 1503: dietro l' apparente ispirazione al genere antiquariale, più precisamente al filone delle grottesche, si ravvisa immediatamente un programma di celebrazione dinastica, un'affermazione di potere e di magnificenza. Il messaggio si esplicita nella combinazione dell' emblema araldico (il toro borgiano) con un repertorio di simboli di derivazione mitologica (sfingi alate, centauri, sirene, ippocampi, putti, delfini, cornucopie, ermafroditi). Nelle decorazioni, contenute mediante finzioni prospettiche ed architettoniche entro riquadri raccordati in simmetria, compaiono targhe che inneggiano ai Borgia, a Papa Alessandro VI e al Duca Valentino. Il ciclo, che alcuni studiosi attribuiscono al pennello di Pier Matteo d' Amelia, realizza un elaborato progetto, nel quale i motivi classici assurgono ad allegoria del trionfo.

Dopo una serie di interventi di consolidamento e recupero, la Rocca del Sangallo è divenuta sede del Museo dell' Agro Falisco. Nelle varie sale sono esposti in ordine cronologico e topografico reperti che documentano la vita, l'arte e la cultura dell' antico popolo italico, con un corredo di notizie utili per approfondire la conoscenza storica ed archeologica dell' intero territorio.  

 

"Tratto dal libro del 1° decennale del LIONS CLUB CIVITA CASTELLANA FALERII VETERES"

 

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